La mediazione accelera. Fissati i primi incontri per chiudere
Fonte: Ilsole24ore.com
Le sedi coperte dal servizio – lo ha precisato ieri una nota del dicastero di via Arenula – sono arrivate intanto a quota 630. E fanno capo a 190 organismi iscritti nel resigtro del ministero. Le domande hanno avuto un notevole incremento nelle ultime settimane, per cui presto l'elenco potrebbe contare su un numero più alto. Ogni organismo di conciliazione, in effetti, deve essere presente in almeno due province. Tra quelli già iscritti si contano circa 90 tra società e associazioni e oltre 60 strutture aperte presso le Camere di commercio. Sono tre più di venti – da Monza a Roma, da Trento a Ravenna, da Pescara a Firenze – quelli ricollegabili agli avvocati. Segno che la base, nonostante le prese di distanza dell'Oua, non è pregiudizialmente contraria a giocare un ruolo da protagonista nel nuovo sistema. Ieri, il presidente dell'Oua Maurizio de Tilla, ha scritto al presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, Claudio Siciliotti per «invitarlo a essere più cauto prima di rilasciare dichiarazioni di fuoco sui giornali» e per ribadire la contrarietà a una mediazione obbligatoria. «La mediaconciliazione – scrive de Tilla – può essere solo una libera e facoltativa scelta di composizione stragiudiziale (che già gli avvocati avviano ogni giorno) prima di promuovere una causa. Non può essere un'alternativa ad una giustizia che non funziona». Sul tema è tornato anche il vice-presidente del Csm, MIchele Vietti, che ha invitato ad avere un approccio pragmatico. «Speriamo che funzioni» ha aggiunto Vietti, ricordando, però, che l'esperienza sul lavoro non è stata proficua.
Le Camere di commercio negli ultimi anni sono arrivate a gestire circa 20mila domande di conciliazione. Per raggiungere il traguardo del milione di controversie sottratte ai tribunali, come auspicato dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, c'è dunque molta strada da fara. «Ma siamo sulla strada buona», sostiene Giuseppe De Palo, cofondatore di Adr Center. «Che i tribunali siano al collasso è noto. Lo è meno forse il fatto che solo la metà delle cause civili per le quali è precista la conclusione con sentenza giunge a questo risltato. L'altra metà si risolve con l'abbandono del danneggiato o un accordo tra i litiganti. Gli incentivi e le sanzioni che accompagnano il nuovo sistema possono perciò rendere la risoluzione alternativa delle controversie una parte sempre integrante della giustizia civile».
È indipensabile che cresca anche il livello di preparazione dei conciliatori. «La preparazione giuridica è solo la base della conciliazione – chiarisce Luciana Barone, avvocato e responsabile di Icotea, Istituto di consulenza tecnica aziendale, un organismo di conciliazione di Ragusa –. È fondamentale l'aspetto psicologico e della comunicazione. Per questo ho frequentato corsi in cui si insegnavano tecniche di comunicazione e per la gestione delle risorse umane. Anche la multidisciplinarietà è importante. Nella nostra società avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro e un ingegnere lavorano insieme».